La mattina dopo Arturo partì, seguì il sentiero, allarmandosi ad ogni scricchiolio, ma un rumore inquietante lo fece rabbrividire: era sicuramente il verso di una bestia, ma più un rantolio che un ruggito.
Ai piedi di un grosso larice vide una volpe dal manto arancione che cercava di liberare una zampetta da una grossa trappola. Arturo ne ebbe subito pena e la liberò in
pochi istanti, scordando ogni paura. Una volta libera, la volpe fuggì nel bosco.
Che delusione... Arturo sperava in un po’ di gratitudine, ma dopo poco la vide tornare, trascinando nella bocca qualcosa, che posò ai suoi piedi. Era una specie di copricapo fatto di foglie con due rami che spuntavano simili a corna. E ad Arturo stava alla perfezione.
“Non aver paura.” proferì una voce. La volpe stava parlando! “Ma... come...?”
balbettò il piccolo, incredulo. “È il cappuccio che ti ho dato. Traduce il nostro linguaggio nel tuo. È un’antica magia della foresta. Mi hai salvato, piccolo uomo. Come posso
sdebitarmi?” “Io...sto cercando il demone della foresta...Mi ha rubato una cosa a cui tengo molto. Sai dirmi dove posso trovarlo?” “Il demone della foresta? Ne ho sentito parlare, ma non so dove si nasconda.
C’è solo una creatura che può saperlo, la più antica e pericolosa della foresta: la vipera. Ti accompagnerò da lei,ma devi fare attenzione, userà ogni stratagemma per riuscire a morderti.”
“E va bene, portami da questa vipera”.